I fenomeni radioattivi


Gli atomi sono costituiti da un nucleo, formato da protoni e neutroni e da una nube di elettroni che ruotano attorno al nucleo stesso.

Ad un tipo di atomo, o specie atomica, si assegna il nome dell’elemento chimico corrispondente ed ogni elemento è caratterizzato dal suo numero atomico Z.

Z= numero di protoni = numero di elettroni

N= numero di neutroni

A = Z + N = numero di massa del nucleo

Un elemento chimico Y viene quindi indicato con il simbolo :              

 

Si chiamano ISOTOPI di un elemento chimico, quegli atomi con lo stesso numero atomico, ma con differente numero di massa, e quindi massa atomica .

( hanno nel nucleo lo stesso numero di protoni (quindi lo stesso Z) ma un diverso numero di neutroni (quindi un N diverso e di conseguenza un A diverso)).

Gli atomi neutri di tutti gli isotopi per un certo valore di Z possiedono lo stesso numero di elettroni, hanno le stesse proprietà chimiche e occupano la stessa “casella” nella tavola degli elementi chimici. Esempio:

La maggior parte degli isotopi è energeticamente instabile o radioattivo; cioè il nucleo è destinato a decadere in un altro nucleo con minore massa, mediante l’emissione di una radiazione, senza alcuno stimolo esterno.

Il fenomeno della radioattività è stato scoperto ai primi del ‘900 da H. Becquerel e M. e P. Curie.

Esistono tre tipi di emissione radioattiva, che sono chiamati alpha (α), beta (β) e gamma (γ) in ordine di crescente capacità di penetrazione attraverso la materia. Le particelle α sono le meno penetranti, le particelle β sono intermedie e i raggi γ sono i più penetranti.

La particella α è un nucleo di :   

la particella β è un elettrone (β-) o un positrone (β+ )

il raggio γ è un fotone di alta energia.

Datazione radiometrica

I metodi di datazione radiometrica utilizzano i fenomeni della radioattività naturale, cioè la trasformazione spontanea di isotopi instabili di una data specie in nuclei stabili.

Conoscendo il tempo di decadimento di una certa sostanza, è teoricamente possibile usare il suo decadimento come orologio per misurare un intervallo di tempo.

In tabella  sono riportati alcuni dei principali isotopi radioattivi usati per la datazione . Altri isotopi radioattivi che appaiono in natura non vengono usati o perché sono presenti in quantità minime o perché hanno un tempo di dimezzamento non adeguato.

Isotopi radioattivi per la datazione di reperti

La radiodatazione si basa, quindi, sulla misura dei nuclei residui in materiali nei quali, al momento della formazione, sono rimaste inglobate sostanze radioattive. L’età misurata è attendibile solo se il campione è rimasto isolato dall’ambiente esterno, ovvero se non ci sono state né aggiunte né perdite di materiale radioattivo nel corso del tempo.

Le sostanze radioattive naturali in base alla loro origine si distinguono in

primordiali :così chiamate perché esistono sulla terra dal tempo della sua formazione e sono caratterizzate da un tempo di decadimento molto grande.

cosmogeniche : le sostanze cosmogeniche, come il 14C, sono prodotte dall’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera, la crosta terrestre ed il mare.

In genere, nelle tecniche di datazione, l’intervallo di tempo di applicabilità per un certo isotopo è circa 10 volte il suo tempo di decadimento.

I metodi di datazione delle rocce utilizzano il decadimento di elementi primordiali in esse contenuti (Rubidio (Rb), Torio (Th) ed isotopi dell’Uranio (U)). Con questi elementi si sono stimate l’età della roccia più antica presente sulla Terra (granito della Groenlandia=3,7·10 9anni) e la stessa età della Terra, 4,6·109 anni.

Il decadimento del Potassio (K) in Argon (Ar) ha invece un campo di impiego più ampio. Infatti, anche se il suo tempo di dimezzamento è piuttosto elevato, recenti tecniche hanno reso possibile misurazioni di piccolissime quantità di Argon in rocce aventi un’età di solo 50.000 anni.

Non viene usata invece la trasformazione del Potassio in Calcio (Ca) poiché è estremamente difficile distinguere il Calcio prodotto dalla reazione nucleare da quello primario, presente in grandi quantità nella crosta terrestre.

Per la stima di età ancora più recenti, ci si basa sul radioisotopo del Carbonio, il 14C, che ha un tempo di dimezzamento di appena 5.730 anni e che, dunque, può essere usato per datare avvenimenti della storia dell’uomo.

Il Carbonio-14

Il metodo di datazione con il radiocarbonio è stato proposto nel 1945 dal chimico W. F. Libby che, per tale scoperta, ha ricevuto il premio Nobel per la chimica nel 1960.

Con questa sostanza si possono datare reperti in un intervallo tra i 200 e i 60.000 anni. In campioni con età superiore a questo limite, diventa molto difficile trovare degli atomi di Carbonio radioattivo non ancora decaduti, rendendo impossibile la datazione.

In linea di principio, possono essere datati tutti i resti provenienti da organismi viventi che abbiano cessato di scambiare radiocarbonio con l’ambiente circostante per il sopraggiungere della loro morte: ossa, legno, pellame, capelli, inclusi organici nella ceramica (semi, paglia...), sedimenti organici, carta e papiri, resina etc. Possono essere inoltre datati materiali anche di natura inorganica che siano stati però generati da organismi viventi: gusci di conchiglia, gusci d’uovo, etc.

Materiali databili con il carbonio radioattivo

Dal momento della morte, il 14C  presente nei tessuti non è più rinnovato e decade con rapidità fissata dalla sua emivita

Il Carbonio è l’elemento di simbolo C, di numero atomico 6 e peso atomico 12,01115 (g/mol) e costituisce il primo elemento del IV gruppo della tavola periodica degli elementi. Gli isotopi stabili sono:

nelle proporzioni rispettivamente del 98,892% e del 1,108%. Una frazione molto piccola di anidride carbonica presente nell’atmosfera terrestre contiene atomi di Carbonio con nucleo costituito da 14C , invece del normale 12C .

Proprietà degli isotopi del carbonio