Continuità

 Si potrebbe dire che una funzione è continua se “può essere disegnata senza mai staccare la penna dal foglio. Questa definizione, pur se rozza, è sicuramente efficace e ci permette di affermare con tranquillità che retta e parabola sono funzioni continue mentre l’iperbole equilatera riferita ai propri asintoti ha un evidente punto di discontinuità per x=0; infatti in quel punto si annulla il denominatore e la funzione non esiste: l’asse delle y è un asintoto verticale. 

La definizione rigorosa di continuità è la seguente:

ovvero una funzione è continua in un suo punto x0 se il valore che assume nel punto  è uguale al valore a cui tende in prossimità del punto x0 .

Una funzione è continua in un intervallo se è continua in ogni punto dell’intervallo.

 Riflessioni sulla definizione di continuità

Affinché la continuità in un punto sia verificata è necessario che si verifichino le tre seguenti condizioni:

1.      Esista     

2.      Esista finito      

3.      Le due quantità (punti 1 e 2) siano uguali.

 Funzioni continue

·  Come prima detto, sono sicuramente funzioni continue rette e parabole, ovvero funzioni razionali intere. Un teorema sul calcolo dei limiti ci permette di affermare che somma, differenza e prodotto di funzioni continue è ancora una funzione continua. Dunque una funzione razionale intera di grado n (polinomiale ) è una funzione continua.

·  Sono inoltre continue la funzione esponenziale ( )e la funzione logaritmica( ) all’interno del campo di esistenza  .

 Funzioni potenzialmente discontinue

·  Funzioni fratte: la continuità si interrompe nei punti che annullano il denominatore.

·  Funzioni definite a tratti: potrebbe esistere discontinuità nei punti in cui cambia il tratto (punti di confine fra tratti diversi).

Come potremo vedere più avanti potrebbe esistere una continuità parziale, ovvero a destra o a sinistra di un punto. 

Classificazione dei punti di discontinuità

I punti di discontinuità vengono classificati di tre specie:

  1. Discontinuità di prima specie: esistono finiti limite destro e sinistro ma sono diversi fra loro: si incontra nelle funzioni definite a tratti (se esiste  allora si potrebbe avere una continuità parziale, ovvero a destra o a sinistra).
  2. Discontinuità di seconda specie: il limite      tende all’infinito: si incontra nelle funzioni fratte nei punti che annullano solo il denominatore; in questo caso la funzione presenta un asintoto verticale di equazione x=x0 . Si indicano così anche i punti in cui il limite non esiste.
  3. Discontinuità di terza specie: il limite     esiste finito ma    o non esiste o assume un valore diverso da quello del limite: si incontra nelle funzioni fratte nei punti che annullano numeratore e denominatore; tale tipo di discontinuità viene detto eliminabile in quanto ridefinendo la funzione può essere eliminata.

 

Esempi

1.  Studiare la continuità della funzione    

Il punto a rischio di continuità è x=2 (punto di confine dei tratti).

Possiamo osservare che , dunque la funzione esiste                      

nel punto x=2. In prossimità del punto si hanno i due seguenti limiti:

 (primo tratto) e (secondo tratto).

Dunque x=2 è un punto di discontinuità di prima specie. E siccome       possiamo aggiungere che la funzione è continua a sinistra di x=2.

 

2. Studiare la continuità della funzione  

Il punto a rischio di continuità è x=1 (punto di confine dei tratti).

Possiamo osservare che , dunque la funzione esiste nel punto x=1.

In prossimità del punto si hanno i due seguenti limiti:

   (primo tratto) e   (secondo tratto), dunque   .

Dunque x=1 è un punto di continuità e possiamo concludere che la funzione è sempre continua. 

 

3.     Studiare la continuità della funzione    .   La funzione è fratta e dunque in x=2 è discontinua. E’ conveniente eliminare il modulo trasformando la funzione come segue:

       ovvero     

 

Possiamo osservare che       non esiste.

In prossimità del punto si hanno i due seguenti limiti:

 (primo tratto)  e    (secondo tratto). Dunque x=2 è un punto di discontinuità di prima specie. Ovviamente non esistendo     in questo caso non avremo continuità parziale.

 

4.     Studiare la continuità della funzione   .           

      

 

La funzione è fratta e dunque in x=3  è discontinua.     non esiste e     . Si tratta di una discontinuità di seconda specie.              La funzione presenta un asintoto verticale di equazione x=3.

 



5.     Studiare la continuità della funzione   . La funzione è fratta e dunque in x=2 è discontinua.

 non è calcolabile (si tratta di una forma indeterminata 0/0). Invece [1], dunque il limite esiste ed è finito. Si tratta di una discontinuità di terza specie. Tale discontinuità può essere eliminata ridefinendo la funzione nel seguente modo: ; così facendo il valore assunto dalla funzione nel punto 2 (ovvero 4) è uguale al valore cui tende al limite.

 

6.     Studiare la continuità della funzione . La funzione è fratta;
il denominatore si annulla  nei punti   e dunque ha due punti di discontinuità.

In  x=+3  si ha    ovvero una discontinuità di seconda specie:
la funzione ha un asintoto verticale di equazione x=3.

In  x=-3  si ha    [2] ovvero una discontinuità di terza specie.

 

 

Tale discontinuità può essere eliminata ridefinendo la funzione nel seguente modo: ; in tal modo rimane solo la discontinuità nel punto x=3.

 

7.     Studiare la continuità della funzione  

La funzione è definita a tratti e fratta; ci sono due punti di potenziale

discontinuità: x=3 e x=2.

Osserviamo che x=3 non appartiene al tratto in cui la funzione fratta è
definita  e dunque non è un punto di discontinuità.

La funzione nel punto x=2 vale:   .

In prossimità del punto si hanno i due seguenti limiti:

 (primo tratto)  e   (secondo tratto) ovvero  :   .

La funzione è dunque sempre continua.  

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[2]